Il futuro di Pinterest passa per il social commerce e i profili business

Mettere una puntina su tutto ciò che suscita il nostro interesse, e renderlo visibile, questo il senso di Pinterest, il social network che nel giro di un anno è mezzo ha fatto il pieno di utenti.
A settembre  Pinterest è entrato tra i top 50 web site rilevati da Comscore, con un potenziale stimato di c.a. 25 milioni di visitatori.
Numeri importanti per il nuovo SN, se pensiamo che solo due anni fa contava poco più di 10mila utenti, cosa che lo annovera tra i siti a più veloce crescita nella storia del web.


Pinterest: qualche dato sull’utilizzo
Oggi Pinterest è il 38 esimo sito più visto al mondo, al 15 esimo posto negli USA dove mantiene una posizione oramai stabile tra i primi venti siti più visti. (Fonte Alexa).
In Italia la situazione è un po’ diversa: dopo l’esplosione di questa primavera (al 42 esimo posto tra i siti 500 siti più visti in Italia), Pinterest fa registrare una lenta discesa dal 77esimo posto di giugno al 88esimo posto di novembre (Fonte Alexa).
Gli utenti italiani sono poco più di mezzo milione,  ma le caratteristiche sono assolutamente simili a quelle rilevate a livello mondale: tra i 25 e i 35 anni, con una laurea e un lavoro full-time, già fortemente social addicted.
Prevale il pubblico femminile che rappresenta c.a. il 57% degli utenti. (Fonte Global Web Index 2012).
In Italia tra le aziende più popolari su Pinterest troviamo grandi marchi della moda come Diesel, Dolce e Gabbana, Vogue Italia ma anche case editrici come Einaudi, società di calcio come AS Roma e aziende automobilistiche come Lamborghini.

Pinterest principale driver del social commerce
Pinnare può essere un’attività piacevole e visionaria: in fondo Pinterest piace per questo, perché con una sola immagine possiamo parlare di noi, senza bisogno di altro….
La bacheca racchiude i nostri board: sono le scatole in cui raccogliamo le nostre visioni, le nostre passioni organizzate in categorie di interesse…..tutto molto semplice, tutto raccolto in un pin.
Proprio per queste sue caratteristiche Pinterest sta diventando protagonista del social commerce: niente di più immediato che pinnare immagini di prodotti per poi acquistarli semplicemente con un click successivo. D’altronde il SN si sta confermando sempre di più come il luogo ideale dove cercare e visualizzare i prodotti alla moda, gli ultimi capi di grido, prima di decidere se acquistarli o meno. Perché sembra proprio che in questo mondo fatto di immagini e repin, gli utenti siano in grado di trovare exactly what they want.
Ecco un po’ di dati che avvalorano la tesi secondo cui Pinterest sta diventando uno dei principali driver della social shopping experience:

  • Il 43% degli utenti afferma di utilizzare Pinterest per connettersi con i rivenditori o le marche con cui si identifica. (Fonte Bizrate Insights)
  • Il 69% dei consumatori on-line, afferma di aver trovato su Pinterest il prodotto che desiderava e di averlo successivamente acquistato, contro il 49% degli utenti che ha fatto la medesima esperienza su Facebook. (Fonte Bizrate Insights)
  • Le ricerche suggeriscono che gli acquirenti provenienti da Pinterest spendono il 10% in più rispetto a quelli provenienti da altri social network (Fonte Shopify)

Le aziende vincenti sono quelle in grado di generare conversazioni intorno ai prodotti “pinnati” per renderli sharable, o meglio ancora pinnable!

Pinterest e le aziende: profili business e costruzione della community
Dal social shopping ai profili business il passo è breve.
We want to help your business get the most out of Pinterest, in questa frase la presentazione dei nuovi account business di Pinterest alle aziende.
L’obiettivo non è semplicemente fornire una nuova tipologia di account. Pinterest ha una strategia chiara in mente, lo dimostra l’attenzione e la cura posta nel presentare il nuovo servizio. Il percorso per creare un business account inizia con un invito alle aziende: tell your story è il leit motiv della  guida online, dove si dispensano consigli su come posizionare il brand su Pinterest, si forniscono informazioni sugli strumenti di analisi, affinchè quel brand su Pinterest ci rimanga, e altri ne arrivino, sempre più numerosi, si mostrano gli esempi di chi su Pinterest c’è già, e con successo.

Comunque prima di avventurarsi nel fantastico mondo dei pin un brand dovrebbe chiedersi: ho dei prodotti che possono generare delle conversazioni su Pinterest? Bene, allora posso pensare di costruire l’identità sociale del mio prodotto su Pinterest.

Errore comune: pensare di utilizzare Pinterest come una semplice vetrina per pubblicizzare i propri prodotti o per promuovere l’ultima campagna pubblicitaria. Niente di più sbagliato. Per ottenere dei risultati è necessario costruire un percorso, raccontare una storia, sviluppare un vero e proprio community building program, utilizzando le peculiarità di questo social network.
Insomma niente di diverso da quello che ogni brand dovrebbe fare nel suo approccio con qualsiasi social network.

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Connected TV: verso il grande schermo multitasking

Oggi siamo immersi  nella TV everywhere : gli italiani che guardano contenuti video  su internet sono circa 20 milioni, un numero impensabile solo fino a qualche anno fa.
Nella gara tra i quattro schermi che si contendono lo scranno del più utilizzato per immergersi nell’esperienza digitale gli smartphone sembrano oramai farla da padrone:
la rete TV NBC ha annunciato che quasi la metà del suo pubblico ha visto le Olimpiadi su smartphone o tablet.

Non un unico schermo, quindi, ma due o anche tre schermi , utilizzati sempre più spesso contemporaneamente, per visualizzare contenuti diversi o semplicemente per fare cose diverse:  guardo la TV, tweetto il commento, chatto su skype….
Ma cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro? Un’esperienza digitale sempre più caratterizzata dal multiscreen o una lenta migrazione verso lo schermo unico delle Connected TV?

DAL MULTISCHERMO ALLO SCHERMO UNICO : LA SFIDA DELLE CONNECTED TV
Nel 2011 nelle case degli americani e degli europei, compresi gli italiani, si contano  124 milioni di Connected TV contro 245 milioni di PC e 305 milioni di TV tradizionali.
Si stima che entro la fine del 2014 il numero delle Connected TV  supererà sia quello delle TV che quello dei PC (Fonte IHS Screen Digest).

E quella della Connected TV sembra essere la vera scommessa di quelle che possiamo definire le TV del futuro: Google ed Apple ci stanno già lavorando da tempo, e sembrano oramai pronte ad accoglierci nel loro mondo di offerta “a tutto tondo” per sottrarci, pian piano, dalla fruizione a due/tre schermi e portarci ad avere tutto, ma proprio tutto ciò che desideriamo in un unico schermo, ovvero in un’unica TV.

LA TV DI BIG G E CUPERTINO
Fino ad oggi sia la Google che la Apple TV non hanno avuto un grande successo di pubblico negli USA, colpa soprattutto dei grandi produttori, da Disney a NBC, che non hanno visto di buon occhio l’avanzata delle Connected TV e hanno bloccato la visione di molti dei loro contenuti.
Ma i due concorrenti non sembrano voler fermare la loro corsa. Google ha da pochissimo lanciato la sua TV in Europa e, quasi contemporaneamente, ha inauguratonegli USA  Google Fiber, la nuova rete che promette di farci navigare ad una velocità di 1 giga al secondo (per intenderci una connessione 100 volte maggiore di quella di oggi).
Diciamo che il “noi” è una forzatura: Google Fiber per ora è disponibile solo a Kansas City, che può quindi già considerarsi la città più veloce del web J.
Ad un occhio distratto questi potrebbero sembrare due eventi distinti, ed invece sono strettamente connessi.

Pensiamoci bene: qual è la cosa che, con maggior comodità, si può fare con una rete super veloce? Donwlodare file, sicuramente, ma per questo siamo anche disposti ad aspettare un po’….Ma pensate a cosa significa guardare la TV online con una rete che va ad 1 giga al secondo….Nessuna perdita di immagini, nessuna interruzione….insomma, una visione perfetta..
Ed infatti il colosso di Mountain View sta proponendo un pacchetto top che consente di avere il collegamento internet superveloce e i contenuti televisivi in formato full hd attraverso la Google TV.

Dal canto suo Cupertino non sembra stia a guardare. L’aggiornamento alla versione 5.1 della Apple TV, disponibile in questi giorni, aggiunge numerose funzioni che miglioreranno di molto l’esperienza multimediale. Apple si sta avvicinando sempre più al modello di  TV “non –TV”: un vero e proprio ihub, con schermo touchscreen, controllo vocale e possibilità di essere controllato da Iphone e Ipad, che contiene non solo TV ma anche tutta una serie di APP sviluppate ad hoc per intrattenere….

LA TV DEL FUTURO
E’ questa la vera scommessa  di quelle che possiamo definire le TV del futuro: un unico schermo per una esperienza globale dove il multiscreen viene sostituito dal multitasking. Tutto si può fare all’interno dello stesso schermo: navigare, twittare, vedere la partita, etc….
Nessuna concorrenza diretta, quindi, con la TV tradizionale. Ai contenuti TV le Connected TVaffiancano un “mondo” di applicazioni (android/apple), giochi, calendari, musica, navigazione internet. Un vero e proprio i-hubin grado di offrire servizi più che contenuti.
Un universo chiuso nel grande schermo, da cui non sarà più necessario uscire…..

 

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Gamification: siamo sicuri si tratti solo di una moda passeggera?

Gamification, questo termine nell’ultimo anno è diventato di uso comune per chi si occupa di digital media.

Oggi in molti (consulenti – agenzie) propongono  alle aziende di affiancare alla tradizionale pianificazione digital una strategia di Gamification, suscitando inizialmente qualche perplessità: cosa significa Gamification? È la prima domanda, di rito per chi non se ne intende affatto…..

E tanti, sempre di più, sono i brand che ti chiedono direttamente di pensare, sviluppare una strategia di Gamification, citando qualche esempio famoso come Nike e McDonalds.

Ma spesso, né gli uni né gli altri, si rendono conto davvero di cosa significa e, soprattutto, cosa comporta progettare una strategia di Gamification che “calzi a pennello” per quello specifico brand.

GAMIFICATION: COSA SIGNIFICA?
Andiamo con ordine. Cosa significa Gamification?

Volendo semplificare la definizione che ne da Wikipedia potremmo dire che per Gamification si intende: l’utilizzo di dinamiche tipiche dei videogiochi all’interno di contesti non-gaming volto fondamentalmente a sviluppare engagement e loyalty.

Partendo da questa definizione possiamo dire quello che “non è”Gamification:

  • sviluppare una strategia di Gamification non significa progettare un gioco (Gamification ≠ Gioco): il “gioco” è semplicemente un elemento fondamentale per influenzare il comportamento del proprio target di riferimento
  • l’obiettivo principale di una strategia di Gamification non è il mero intrattenimento: il “game-contest” è sempre collegato ad uno o più obiettivi di business.

GAMIFICATION: QUALE STRATEGIA?
Partiamo da due presupposti fondamentali:

  • non tutti gli scenari di business sono adatti ad una strategia di Gamification
  • per avere successo la Gamification non deve e non può essere una strategia isolata ma deve rientrare in una più ampia strategia digitale volta ad attrarre e fidelizzare il target di riferimento

Dati i primi due punti come conditio sine qua non passiamo agli elementi fondamentali di una strategia di Gamification (e non solo….): Obiettivi, Target e Social Sharing.

Stabiliamo obiettivi chiari e semplici: non si creda che la Gamification possa essere la panacea per tutti i mali o possa portarci a dei risultati mai visti prima…

Conosciamo a fondo il nostro Target? Questa è una domanda fondamentale per chi si appresta ad inserire la Gamification all’interno di una più ampia strategia digitale. E’ fondamentale sapere cosa lo può «motivare» e coinvolgere: personalità diverse risponderanno in maniera diversa a winnings e rewards messi in palio.

Inseriamo la Gamification in un contesto «social»: è stato dimostrato che le persone sono più propense a condividere sia se l’utilizzo di uno o più SN serve per conquistare il premio in palio sia quando il premio l’hanno vinto. L’esempio della campagna di Wolkswagen Fox/ Planeta Terra in Brasile è emblematico di come l’utilizzo di Twitter possa essere fondamentale per coinvolgere il proprio target di riferimento.

UN TREND IN CRESCITA: DUNQUE NON PARLIAMO DI UNA MODA PASSEGGERA….
Ecco alcuni dati relativi al fenomeno Gamificationnegli ultimi anni:

  • Nel 2014 i ricavi provenienti da attività di Gamification raggiungeranno i 938 milioni di dollari, contro i 100 milioni del 2011 (Fonte M2 Research)
  • Entro il 2014 il 70% delle aziende utilizzerà strategia di Gamification (Fonte Gartner)
  • Su Facebook le prime 5 aziende che utilizzano gaming e social/app contano 430 milioni di utenti attivi (Fonte M2 Research)

Questi numeri testimoniano che non siamo di fronte ad un fenomeno passeggero.
La Gamification sta diventando sempre di più un elemento strategico a supporto di una più complessa pianificazione digital.

 

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Mobile couponing, la nuova frontiera dello sconto

Come faccio ad avere lo sconto? Ritaglia il coupon e consegnalo al tuo negoziante, questo l’esempio più diffuso di coupon cartaceo, che accompagna la pubblicità su qualche rivista o è possibile trovare vicino a qualche prodotto della GDO.
Accanto al classico coupon di carta si stanno diffondendo sempre di più i coupong digitali, erogati in particolare attraverso i mobile device.

Si stima che nel 2013 negli Stati Uniti circa 35 milioni di utenti mobile utilizzeranno i mobile coupon e il 30% dei possessori di smartphone non potranno fare a meno di utilizzare questo tipo di scontistica.

Il mercato del mobile couponing è destinato a crescere in maniera esponenziale per raggiungere i 43 miliardi di dollari nel 2016 (fonte Juniper Research), con una redemption stimata 8 volte superiore rispetto a quelli cartacei.

Certo i tradizionali coupon di carta non spariranno definitivamente, soprattutto in Italia dove sono ancora molto radicati (pensiamo agli sconti dei parchi giochi/acquatici che imperversano ovunque soprattutto nel periodo estivo) ma i loro cugini digitali stanno guadagnando terreno anche da noi.
Il recente accordo tra Vodafone e Glamoo (Vodafone Extra Glamoo) e quello tra Seat e Glamoo prima, ne sono un esempio: dal sito mobile Vodafone Extra Glamoo i clienti Vodafone possono usufruire di una serie di offerte che attualmente coprono 110 città italiane. Gli sconti su prodotti e servizi sono raccolti sul territorio dalla forza vendita di Seat PG.

PERCHE’ UN RETAILERS DOVREBBE AFFIDARSI AL MOBILE COUPONING?
Il mobile couponing può essere considerata una promozione non invasiva, che seguendo la logica dell’opt-in consente al  potenziale cliente di accettare o meno di visionare l’offerta e decidere se aderire allo sconto.

Il non essere invasivo è sicuramente un punto di forza nei confronti del cliente che non subisce la promozione anzi interagisce con essa in caso di interesse. L’effetto della promozione è dunque immediato: anche se l’utilizzo del coupon può essere posticipato nel tempo solitamente il cliente ha già deciso se è di suo interesse o meno.

L’offerta può inoltre essere “localizzata” in uno store piuttosto che in un altro, in una data zona commerciale.
La geolocalizzazione dell’offerta è un altro punto di forza del mobile couponing e consente di ottimizzare i costi relativi al lancio della promozione colpendo da subito il target di interesse.

L’ottimizzazione dei costi e la possibilità di misurare i risultati in tempo reale sono altri due elementi che giocano a favore della scelta del mobile couponing: l’andamento delle offerte può essere «misurato» in tempo reale. Da subito il retailer è in grado di capire quale canale media sta performando meglio e quale prodotto sta ottenendo il maggior interesse dei customers.

CLIENTE MIO, IO TI CONOSCO
Raccogliere dati sui clienti in tempo reale, il sogno di ogni retailer. Bene, una campagna digital incentrata sul mobile couponing consente ai retailers di  raccogliere continuamente dati sui clienti che rispondono alle offerte.

Conoscere i propri clienti e studiare delle offerte che corrispondano alle loro esigenze: questo è il passo successivo che ogni retailer dovrebbe fare dopo una buona campagna di mobile couponing.

DA KROGER A PROCTER & GAMBLE, I GRANDI MARCHI DELLA FMCG INVESTONO IN MOBILE COUPONING
Il costo può far la differenza tra un prodotto ed un altro, soprattutto ora che il cliente è sempre più attento ai prezzi, sempre più alla ricerca del vero affare.
Colossi come Kroger e P&G stanno investendo nel mobile couponing, ultima frontiera dello sconto ad ogni costo: oggi Kroger, secondo retailer degli USA per volume di vendita (il primo è Walmart) e il quinto a livello mondiale, è leader nella distribuzione di coupon digitali sia online sia attraverso il mobile device

Kroger utilizza i  coupon per promuovere una vasta gamma di prodotti , in particolare CPG (Consumer Packaged Goods) e label products.

P&G dal canto suo sta lavorando affinchè i suoi clienti possano utilizzare i coupon digitali however: grazie alla lettura del bar code tramite scanner laser (tecnologia della start up Mobeam) i clienti di prodotti P&G potranno “scaricare” i mobile coupon direttamente nel punto vendita, semplicemente utilizzando il loro smartphone.

Vedremo se fra qualche anno i tradizionali coupon cartacei saranno solo un vago ricordo, o se continueranno a contendersi la scena con i coupon digitali.

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TV Everywhere: l’ultima frontiera di internet

La televisione ha rappresentato, fino a pochissimo tempo fa, il “luogo” intorno al quale ci si raccoglieva per vedere i programmi preferiti: a casa, sul divano; il simbolo di una ritualità consolidata: in un determinato giorno, ad una determinata ora viene trasmesso quel determinato programma, e lo puoi vedere solo in quel momento, tranne che non trasmettano delle repliche (sembra un termine di un secolo fa che oggi fa sorridere).

Poi sono arrivati il video registratore e il dvd recorder, con la possibilità di programmare la registrazione di un evento televisivo. Ma è con internet che è iniziato il vero cambiamento….quello della TV everywhere. Oggi quel programma cult che siamo persi in tv lo possiamo vedere quando vogliamo sul pc, anzi lo possiamo visualizzare addirittura in diretta, in streaming, su smartphone e tablet. E questo ovunque siamo!
Sono circa 20 milioni gli italiani che guardano contenuti video su internet (Fonte IT Media Consulting – The Internet Era of TV), un numero impensabile solo fino a qualche anno fa.
Prendiamo l’evento televisivo del momento, Euro 2012: rispetto allo stesso periodo di Euro 2008, gli utenti unici registrati in questa edizione sono quintuplicati, con 20,8 mln di pagine viste e circa 2,4 mln di utenti unici. E, per la prima volta, sono le richieste su smartphone e tablet a trainare l’intera domanda su internet nei primi 11 giorni di Euro 2012, con quasi 4 utenti su 10 collegati su device mobili (Fonte Ansa).

Numeri impressionanti che danno l’idea di quello che è sempre più un nuovo “mercato” televisivo denominato Over The Top TV (OTT –TV). Un mercato che a fine 2012 si stima porterà a casa ricavi per 514 milioni di euro e che nel 2015 potrebbe sfiorare i 2 miliardi di euro.

COME SI MUOVONO I PRINCIPALI PLAYERS
Mentre in Italia  i principali protagonisti del mercato televisivo stanno facendo i primi passi nel fornire servizi per la fruizione di contenuti video via internet (pensiamo a prodotti come Sky Go e Premium Play di Mediaset), negli Stati Uniti il mercato è già in una fase avanzata.
Solo qualche dato:  gli utenti di Hulu,  una OTT-TV che offre film e spettacoli televisivi in diretta, trasmessi soprattutto su  NBC e Fox sono passati da meno di 300 mila a fine 2010 a 1,5 milioni a fine 2011.
Netflix, leader nella distribuzione di film online, detiene il 44% del mercato (nel 2010 deteneva solo lo 0,5%) e ha rosicchiato quote prima appartenenti ad Apple e Microsoft.
Il suo successo  deriva dalla proposta fatta ai suoi clienti: un abbonamento televisivo classico che consente di visualizzare tutti i contenuti presenti in un dato pacchetto, contro il noleggio one shot, considerato oramai da molti obsoleto.
Ed è questo il dato che emerge con maggiore forza: chi guarda contenuti video su internet preferisce pagare l’abbonamento ad un pacchetto, piuttosto che effettuare l’acquisto di un singolo evento. E anche i players italiani hanno compreso questa tendenza, tant’è che  sia Sky Go che Premium Play si basano sul principio dell’abbonamento.

VERSO LA NON TV DI APPLE TV
Sul fronte Apple si mormora che Cupertino stia lavorando alla prima TV “non –TV”.
James McQuivei, di Forrester Research  ha sintetizzato cosa è possibile aspettarsi dal prossimo televisore Apple: un vero e proprio ihub, con schermo touchscreen, controllo vocale e possibilità di essere controllato da Iphone e Ipad, che contiene non solo TV ma anche tutta una serie di APP sviluppate ad hoc per intrattenere…..
Insomma la APP TV rimarrebbe praticamente la stessa, ovvero quella sviluppata nel 2010 , che grazie alla tecnologia icloud, consente di visualizzare in TV tutti i contenuti scaricati da Itunes sui vari device (Imac, Ipad, Iphone).
Quello che Apple andrebbe a cambiare è il modo di considerare la fruizione dei contenuti in TV: non solo video ma foto, calendari, musica, giochi… insomma una tv sempre meno “schermo” e sempre più interattiva, in grado di offrire non solo contenuti ma anche servizi.

IL QUINTO SCHERMO
Ed è il binomio servizi-interazione la chiave di volta dei cosiddetti wereable computers, già oggi definiti come il quinto schermo, che secondo Forrest Research  diventerà nei prossimi anni the next big device.

Occhiali che funzionano come un computer , smartwatches, ovvero smartphone da indossare completi di micro app,  sono solo alcuni esempi di weareable computers già presenti sul mercato, pensiamo ad esempio a Sony con il suo Smartwatch Hands e Google con i suoi Google Glasses.
Il quinto schermo è destinato a  modificare ancor di più le nostre abitudini, più di quanto lo abbiano già fatto il mobile prima e i tablet poi. Non abbiamo neppure bisogno di “prenderlo”, è sempre con noi, sempre connesso, ci offre servizi immediati aumenta a dismisura la nostra possibilità di interagire con il mondo digital/social.

Tutto questo i principali players del mercato digitale, da Google ad Apple passando per Microsoft lo sanno bene: il quinto schermo rappresenta il paradiso da un punto di vista pubblicitario.
Può significare la possibilità di inviare messaggi pubblicitari everywhere , messaggi che dovranno essere sempre più interattivi per attirare il pubblico.
Quella di un nuovo modo di fare pubblicità potrebbe essere la prossima sfida che i big del mercato digitale si troveranno davanti nel loro cammino verso il quinto schermo.

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